Di seguito la traduzione della risposta di George Atwood a un giovane studente che vuole intraprendere la professione di psicoterapia. George Atwood è padre della teoria dei sistemi intersoggettivi in psicoanalisi e autore del libro “L’abisso della follia”, di cui ho pubblicato la traduzione nel 2016. La lettura è consigliata a chiunque voglia intraprendere questo mestiere e a chiunque l’abbia intrapreso e voglia ricordarsi il perché. Condivido con piacere la risposta di Atwood perché la porto nel cuore fin dai primi giorni in cui ho intrapreso questo mestiere e, di tanto in tanto, torno a leggerla per rinvigorire la mia passione.
Caro Professore:
Sono uno studente di 17 anni, e mi sono recentemente imbattuto nel suo libro, L’Abisso della Follia [The Abyss of Madness]. Non ne so molto di psicologia, ma sono stato capace di leggere e capire ciò che ha scritto. Mi sento chiamato a seguire i suoi passi.
So che la strada verso una carriera nell’ambito dei disturbi mentali gravi è una strada difficile, e nella mia famiglia mi hanno già scoraggiato ad intraprenderla. Ciò che le persone sembrano incapaci di capire però è che questo lavoro, come lei dice nel suo libro, apre una finestra nell’esistenza umana. Per quanto mi riguarda, nessuna vocazione potrebbe essere più interessante.
Apprezzerei molto se lei potesse condividere qualche consiglio che pensa potrebbe essere utile tenere a mente. La ringrazio in anticipo.
Adam
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Mio giovane amico Adam:
ho appena ricevuto la tua lettera, anche se ho visto che me l’hai mandata un po’ di tempo fa. In questo momento della mia vita sono difficile da raggiungere, dato che la gran parte dei giorni preferisco la solitudine. La tua nota mi ha commosso inaspettatamente: mi fai venire in mente me stesso più di cinquanta anni fa.
Capisco che stai sognando una carriera da psicoterapeuta. Capisco anche che vuoi utilizzare questo lavoro come un mezzo per scoprire i segreti della condizione umana. Sto lasciando che le tue richieste di consigli scorrano nella mia mente come una cascata, e condividerò i pensieri che sorgono. Queste sono alcune delle cose che probabilmente incontrerai in questa avventura.
Aspettati un’opposizione bieca e sostenuta. Sei cosciente del fatto che una delle più grandi difficoltà incontrate nel perseguire la carriera che ti aspetti è la paura stessa della pazzia, una cosa che è presente ovunque nella nostra società? Chiunque dedichi la propria vita all’esplorazione del mondo interiore della cosiddetta malattia mentale apre un territorio che gran parte della gente vuole che rimanga chiuso, per paura di esserne fagocitato. Vogliamo credere che la sanità mentale si appoggi su una base solida e sicura, ma guardare in faccia alla pazzia ci fa riconoscere che questo non è il caso. La paura della follia è la prima ragione, per quel che ho capito, per la cattiva cura e la cattiva scienza che hanno infestato questo regno per centinaia di anni, fino ai nostri giorni. Si è tracciata una linea profonda e duratura che separa follia da salute, “loro” da “noi.” In questo modo, chiunque esplori la pazzia in cerca di ciò che ci fa tutti umani è una minaccia dal primo momento, poiché attraversa quella linea importante e confonde la distinzione tra sano e pazzo. Ricordo le reazioni di mio padre, ormai tanto tempo fa, quando gli ho parlato dei miei primi interessi in questa connessione:
“Perché sprecare il tuo tempo con queste cose, George? Quelle persone hanno qualcosa che non va. Il loro DNA è contorto e annodato, e non c’è nulla che tu possa fare. Fai qualcosa di utile, come chimica o fisica.”
Mi domando se tu non abbia sentito qualcosa di simile dalla vecchia generazione nella tua famiglia, e il mio consiglio su questo scoraggiamento è solo questo: non ascoltarli. Loro non conoscono ciò di cui tu parli, ed hanno anche paura. Mio padre ha abbracciato una filosofia completamente materialistica ed ha attribuito gli umori depressi che infestavano la sua vita a “troppe enchiladas [un piatto tipico messicano, n.d.t.]” o “troppe birre la scorsa notte.” Le sue depressioni, che a volte assumevano una varietà di spiacevoli forme mascherate, riguardavano la morte della sua giovane moglie, mia madre, ed anche il profondo senso di impotenza che aveva sentito quando era stato vittima della poliomielite. Non so se sarebbe corretto dire che temeva la pazzia; ma so che è fuggito dal riconoscere le fonti della sua sofferenza emotiva e il suo materialismo lo ha aiutato in quella fuga.
Non preoccuparti a combattere con chi si oppone alle tue scelte di carriera – quella sarebbe una battaglia persa in partenza. Invece appoggiati ai tuoi interessi e alle tue convinzioni, e non farti trattenere da nulla.
Ora ti esporrò una seconda serie di pensieri forse degni di essere tenuti a mente. Un incontro serio con persone che soffrono di disturbi psichici estremi ci mette inevitabilmente a confronto con noi stessi, con le nostre storie traumatiche e tutta le loro eredità. Non è possibile avventurarsi nelle verità delle vite dei nostri pazienti senza essere trascinati nelle nostre verità. Non conosco le tue origini, Adam, ma non ho mai conosciuto nessuno con profondi interessi in questo campo che non sia sopravvissuto ad un trauma significativo. Quindi qualunque sia la tua storia, preparati a confrontartici in tutta la sua profondità e complessità.
Immagina, mio giovane amico, di viaggiare in territori oscuri dell’animo umano, posti di abuso, di abbandono o di annichilimento personale. Visualizza l’impatto di assistere a insostenibili conflitti e impotenza, convincimenti profondi a commettere suicidio e impegni a lasciarsi morire di fame piuttosto che vivere. Cerca anche di raffigurarti però
mentre partecipi ad avventure di guarigione, dove si allontanano crisi minacciose per la vita e si aiuta a guarire quelle che sembravano ferite fatali al cuore. L’esperienza del clinico che è aperto a tali fenomeni è quella di aprirsi come mai prima, e di assistere ad un allagamento che accade nel momento in cui onda dopo onda le proprie tragedie vi fluiscono dentro. Nel mio campo, il segreto meglio mantenuto, è che l’avventura di guarigione della psicoterapia abbraccia sempre ed inevitabilmente entrambi i partecipanti. Se l’analista o il terapeuta è chiuso alla possibilità di trasformazione personale, la sfida nell’incontrare il paziente nello spazio in cui la propria vita è affondata sveglierà odio e paura, e la cosiddetta terapia si trasformerà in un processo che congela, invece di liberare.
Immagina anche però la soddisfazione e la gioia quando qualcuno ha fatto la differenza, ovvero ha guarito qualcuno. Non esiste alcuna esperienza comparabile a questa nella nostra vita professionale.
Questi sono i miei pensieri per oggi. Scrivimi ancora se il tuo spirito ti muove a farlo.