La dipendenza è una condizione che emerge quando un individuo assume una sostanza (ad esempio alcol, cocaina, nicotina) o si impegna in un’attività (sesso, gioco d’azzardo o shopping) che generalmente può suscitare piacere, ma che se perdura nel tempo diventa compulsiva e interferisce con le responsabilità e le preoccupazioni ordinarie, come il lavoro, le relazioni o la salute. Le persone che sviluppano una dipendenza possono non essere consapevoli che il proprio comportamento sia fuori controllo, ma soprattutto possono essere inconsapevoli dei danni che stanno causando a sé o agli altri.
La parola dipendenza si usa ormai in molti modi: si può parlare di dipendenza fisica, uno stato biologico in cui il corpo si adatta alla presenza di una droga che non ha più lo stesso effetto, un fenomeno meglio conosciuto come tolleranza. Un’altra forma di dipendenza è il fenomeno che vede una reazione esagerata alle droghe, o agli indizi legati alla presenza di una droga, noto come craving. Un alcolista che si reca in un bar, per esempio, si sentirà più propenso ad assumere alcol a causa di tali indizi.
In ogni caso, parlare di dipendenza fisica o mentale può creare molta confusione. Il fenomeno è più complesso. Le persone di solito usano droghe, giocano d’azzardo. fanno shopping compulsivo o sesso in reazione allo stress o alla difficoltà nel regolare le proprie emozioni. Molti studi hanno messo in relazione l’uso di droghe alla presenza di una storia traumatica o all’isolamento sociale. La presenza di relazioni sociali e familiari funzionali è di solito un fattore protettivo e garante di una adeguata regolazione emotiva, che viene invece compromessa laddove queste siano assenti, turbolente e/o traumatiche.
Questo fenomeno aiuta a spiegare come mai le persone con problemi di dipendenza passino da una droga all’altra, magari con effetti completamente diversi, o verso altri comportamenti compulsivi: il gioco d’azzardo, il sesso o il cibo [per un approfondimento sulla dipendenza da cibo, leggi l’articolo sui disturbi del comportamento alimentare], pur non sortendo effetti diretti sulla nostra chimica celebrale, permettono di ottenere sensazioni piacevoli (un orgasmo, il piacere di aver comprato qualcosa o il “rush adrenalinico” del rischio quando si gioca) che si possono risperimentare ogniqualvolta si ricorre a tal comportamento, permettendo di mettere da parte o “alleviare” il peso di aspetti emotivi soverchianti.
Per questi motivi, ciò che importa davvero, a volte, non è tanto la sostanza in sé, ma il fine cui serve nella complessità di ogni singolo individuo: che emozione viene ricercata? Perché? Qual’è il contesto o la storia di vita che “costringe” l’individuo a ricorrere a questa soluzione?
Quando ci si riferisce a qualsiasi tipo di dipendenza, bisogna riconoscere che la sua causa non è tanto una semplice ricerca del piacere e che difficilmente ha a che fare con la propria morale o forza di carattere. Gli esperti dibattono sulla possibilità che la dipendenza sia un disturbo o una vera e propria malattia mentale, se la dipendenza da droga o le cosiddette “nuove dipendenze” siano la stessa cosa e su molti altri aspetti della dipendenza. Difficilmente giungeremo a conclusioni certe nel breve periodo: ciò che è certo è che è possibile uscire da questo circolo vizioso con un adeguato piano terapeutico, che prenda in analisi la dipendenza nel contesto del singolo, per come si è strutturata e per il senso che ha nella sua storia.
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